La controffensiva, per Sony Pictures, sembrerebbe iniziata da pochi giorni: la posta in gioco è alta, si tratta di rendere pan per focaccia al supergruppo hacker #GOP (Guardians Of Peace), reo di aver sottratto alla casa di entertainment giapponese oltre 100 Terabyte di dati sensibili relativi a password, dati sui principali film blockbuster in uscita e identità alternative di alcune celebrità statunitensi, dietro recriminazioni in denaro, a cui naturalmente Sony preferirebbe rispondere a modo proprio.
In particolare, la tattica che secondo alcune fonti è utilizzata da Sony rientra nei metodi sfruttati dai pirati stessi, e risulterà poco familiare a chi non ha confidenza con il suo passato (venne sfruttata nel 2002 per combattere la diffusione di copie pirata del primo film dedicato al comic di Spider-Man): il colosso dell’Est avrebbe pensato di fare affidamento su una rete cloud fornita da Amazon, per effettuare degli attacchi DDoS, mirati a scovare e rendere inefficienti i siti di torrent sharing in cui il materiale trafugato può essere stato condiviso, sfruttando a questo modo la medesima strategia degli attaccanti.
Secondo alcuni update, tuttavia, la strategia di Sony sarebbe contro i Terms Of Service di Amazon, che sfrutterebbe inoltre un numero non indifferente di tecnologie automatizzate per prevenire azioni DDoS.
Al momento, comunque, l’offesa di #GOP rimane, e tra i recenti dump di materiale sono stati aggiunti film di prossima uscita, tra cui Annie, Still Alice e Fury, nonostante l’intento del gruppo sia fermamente quello di rilasciare quante più informazioni e preview possibili.
Al momento si susseguono senza sosta le speculazione sulla possibile identità dei membri di #GOP; alcune teorie recenti collegherebbero il tutto ad un’onda nascente di hacker nordcoreani, poiché la coincidenza temporale dell’attacco sottolinea un legame con la release imminente di “The Interview”, un film Sony che mostra come trama un complotto CIA volto all’assassino del leader nordcoreano Kim Jong-Un.
Temendo un probabile conflitto, il gruppo di hacker avrebbe così concepito l’azione intimidatoria.
I dettagli relativi al caso Sony, al momento, si fermano qui. Naturalmente non mancheremo di tenervi aggiornati su questo pressante incidente, che non ha comunque avuto ripercussioni sui network per videogamer quali PSN, indicandovi informazioni più specifiche su come -e soprattutto, se- il caso verrà risolto.
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