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Google e diritto all’oblio, Guardian e BBC online censurate

I frutti negativi della nuova impostazione Google, che, in seguito all’accoglienza del diritto all’oblio su scala europea, ha optato per concedere la cancellazione di dati personali particolarmente sconvenienti degli utenti del Web, iniziano a farsi sentire a livello di editoria online.

In particolare, questo nuovo caso coinvolge due tra le principali testate online, ovvero Guardian e BBC, dalle quali stanno scomparendo alcuni articoli archiviati, epurando dall’indicizzazione su Google i relativi risultati di ricerca.

bbc-logo

La scomparsa degli articoli in questione è stata notata inizialmente da Guardian, nella persona di James Ball, editor del progetto online. A quanto pare, circa sei pezzi sono stati completamente tralasciati da Google, a seguito di una notifica pervenuta alla redazione Web del giornale.

Alcuni degli articoli avevano a che vedere con fatti di giustizia a carattere sportivo, la documentazione di alcune frodi commesse a livello internazionale nel 2002 ed alcuni post di blogger quali Roy Greenslade.

Un trattamento più “cortese”, ma di certo indiscreto e fuorviante, è stato riservato a BBC, che si è vista cancellare un articolo con al centro Stan O’Neal, ed alcune decisioni di investimento errate nella leadership della Merrill Lynch Wealth Management, poi assorbita in quella che è attualmente Bank Of America.

Si verifica, in queste coincidenze, una stranezza comune: effettuando la ricerca dalla versione “.com” di Google, è possibile ritrovare gli articoli depennati dalla ricerca tramite una versione europea di Google.

Collegare, quindi, il recente exploit sulla privacy in Europa, e la cancellazione della ricerca nello stesso ambito geografico, è veramente semplice, e ha a che vedere con la scomparsa di contenuti indesiderati sul piano personale e non.

Si tratta comunque della reperibilità tramite i motori di ricerca ad essere minacciata, non tanto quanto l’esplicita cancellazione, che al momento rimane limitata a contenuti a carattere individuale.

guardian-logo

La scelta condivisa da Google e dall’Europa, quindi, risulta essere una potente quanto sconveniente arma da taglio nei confronti della libera circolazione delle informazioni e, soprattutto, alla formazione di una memoria storica su fatti, persone ed avvenimenti.

Ci auguriamo che le mosse della casa di Mountain View non arrivino ad influire oltre misura sulla storia del Web, fino a privarlo delle sue parti più importanti, ovvero la completezza e la pluralità di informazione.

4 Luglio 2014 Archiviato in:News

Roberta Betti

Interazioni del lettore

Commenti

  1. Rikkard0 dice

    4 Luglio 2014 alle 07:58

    «««Ci auguriamo che le mosse della casa di Mountain View non arrivino ad influire oltre misura sulla storia del Web, fino a privarlo delle sue parti più importanti, ovvero la completezza e la pluralità di informazione.»»»
    Interventi come questo non sono iniziative di Google, ma conseguenze delle decisioni di organismi giudiziari europei: il 1984 è sempre più vicino.
    U_U

    Rispondi

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