Ormai ogni internauta ha confidenza con il servizio Google dedicato esplicitamente alla mostra di libri digitalizzati di stampo antico oppure recenti bestseller, con tanto di possibilità di ricerca presso biblioteche fisiche o l’acquisto online di testi: Google Books, nato inizialmente come interfaccia rapida per la ricerca di opere per anteprime e porzioni, ha compiuto passi da gigante ed è passato dalle semplici scansioni di snippet di libri non più coperti da diritto d’autore alla digitalizzazione della Biblioteca Nazionale Di Firenze, operazione volta a immettere nel Web un milione circa di volumi digitali di pubblico dominio.
D’altronde, si sa come i partner principali di Google, in questa erculea impresa, abbiano stentato non poco a comparire, tramite i rappresentanti ufficiali delle biblioteche, temendo una perdita ingente in termini di volume di prestiti.
Tuttavia, dopo Harvard University e biblioteche pubbliche di New York, si sono accodati altri partner: l’operazione di immissione libri di Google è stata infatti recentemente giudicata pienamente legittima, tramite la sentenza del giudice newyorkese Denny Chin, che si è trovato concorde nel respingere l’accusa di violazione del copyright evidenziata quasi una decina di anni or sono, durante i primi passi di Google Books.
La divulgazione del sapere in ogni sua forma è stata reputata portatrice di grandi benefici in ambito culturale, e unitamente alla facoltà di aprire nuove strade di studio e ricerca con facilità, la sentenza è stata indubbiamente a favore di Big G.
Tutto dunque rientrante nel “Fair Use”, come ha dovuto constatare Authors Guild, l’accusatrice formale di Google che aveva intentato una class action in un disperato tentativo di rappresentare tutti gli autori.
La preservazione dei libri è stata infine vista come utile incentivo ad offrire a librerie, autori ed editori la ricerca di nuovi lettori tramite opere ritenute perse o sconosciute, fornendo dei link per la consultazione e l’eventuale acquisto della stessa.
L’immenso catalogo online di Google continuerà dunque a crescere a dismisura, speriamo per tanti decenni a venire.
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