E’ una rivoluzione ormai concepita da anni quella che ha per oggetto il grafene, noto in ambito hardware per incarnare il prototipo di “materiale definitivo” per rendere le architetture dei chipset finalmente pronte a sfidare incrementi di velocità fino al 30% superiori rispetto agli standard attuali, che si trovano incentrati da tempo su miglioramenti eccessivamente lenti.
Grazie ad un recente studio, opera della californiana Stanford University, è stato possibile constatare che gli aumenti prestazionali in campo chipset possono essere avanzati già da oggi, avvolgendo in un substrato in lamine di carbonio i fili/connettori in rame che collegano tra loro i transistor.
Per comprendere la portata di questo avanzamento, va ricordato che finora la copertura protettiva dei transistor che costituiscono i chipset per PC è stata effettuata con materiali isolanti dal silicio, ma comunque in grado di comportarsi da conduttori elettrici, come ad esempio, rivestimenti polimerici o il classico nitruro di tantalio, spesso preferito alle alternative.
E’ proprio il superamento di questi ultimi materiali che ha permesso al grafene, di spessore pari a 1/8 ed isolante tanto quanto altri espedienti, di essere testato come conduttore supplementare per l’energia che alimenterà i transistor: la struttura a reticolo alla base di questo derivato del carbonio consente infatti agli elettroni un passaggio più agevole e rende il trasferimento di informazioni, di conseguenza, più rapido.
Nonostante l’euforia dell’innovazione in corso, sia Intel che IBM sono da tempo concordi nel definire ancora i comuni processori al silicio uno standard che ancora prevarrà per i prossimi anni; tuttavia i primi processori al grafene, assieme alla ricerca di altri nuovi standard, tra cui il fosforene ed i processi costruttivi inferiori ai 10 nanometri sono idee particolarmente apprezzate, e che probabilmente vedranno entro alcuni anni una diffusione su larga scala.
L’erede ufficiale del silicio è quindi probabilmente già tra noi, non ci rimane che seguire i prossimi aggiornamenti per scoprire quali saranno i device pronti ad incarnare una nuova e “fulminea” generazione di microprocessori.
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