Nascendo principalmente come successore del ben più noto Wi-Fi, il Li-Fi è una tecnologia di cui sicuramente sentiremo parlare e di cui si è recentemente discusso al Mobile World Congress 2014, per via di un insieme di vantaggi più unici che rari in ambito connessioni wireless.
Esso si propone, infatti, come nuova modalità di trasmissione delle comunicazioni dati rinunciando ai classici canali radio, a favore dello sfruttamento dello spettro luminoso.
Ha fatto notizia, ad esempio, l’utilizzo sperimentale del Li-Fi nei laboratori della Fudan University, istituto cinese di ricerca che ha introdotto il metodo connettendo in Rete un determinato numero di PC tramite una lampada, appositamente predisposta, in grado di convogliare le frequenze elettromagnetiche necessarie.
L’esperimento ha dato notevoli risultati, permettendo alla connessione di raggiungere un picco di 150 Mbit/secondo, risultato incredibile superato solamente da analoghi test europei sulle lampade LED impiegate per trasmettere i dati.
Il Li-Fi si configura così come una alternativa molto più distribuita e forse ancora più ubiqua rispetto alle classiche reti Wi-Fi: secondo il principio base che ne governa il funzionamento, è infatti possibile utilizzare ogni lampadina LED a portata di mano come possibile hotspot.
Come già detto, anche al Mobile World Congress il Li-Fi ha portato grosse sorprese: è infatti stato utilizzato per offrire una demo di invio di flussi immagine ad uno schermo TV già impostato per riceverne, grazie alle lampade LED presenti nel padiglione ospitante.
Il dispositivo in questione ha il nome di Li-1st, ideato da PureLiFi, e sarà in breve tempo immesso nel mercato, offrendo la possibilità di creare le prime LAN tramite LED e trasmissione dati via luce.
PureLiFi non ha alcun dubbio in merito: la Light-Fidelity rappresenterà un trend indispensabile per il futuro, e sulla stessa linea di pensiero si trovano i principali critici delle scelte di mercato, che vedono già i prodotti nati allo scopo di ampliare la comunicazione tramite luce ai primi posti delle “next big things” da ottenere entro i prossimi cinque anni.
Lascia un commento