I confini dell’intelligenza artificiale vera e propria sono stati sondati solo recentemente in campo videoludico, grazie principalmente all’interazione con i primi sintetizzatori vocali ed assistenti smart.
Diverso caso, invece, quello dell’AI (artificial intelligence) vera e propria, che in alcuni task sembra addirittura superare gli esseri umani, scoperta avvenuta grazie ad alcune prove di riconoscimento immagine e comparazione di volti noti.
Recentemente è giunta, per offrire all’intelligenza “formato videogame” la giusta fetta di gloria, una notizia particolarmente curiosa, secondo cui il classico Super Mario, platform per eccellenza e simbolo di intere ere di videogaming, sarebbe in grado di emulare comportamenti intelligenti, tra cui comprendere che il suo protagonista, ovviamente Mario, è parte di un videogioco.
Il tutto grazie alle strenue ricerche di un gruppo di studiosi tedeschi, che hanno assegnato al personaggio la cosiddetta “self-awareness”, ovvero consapevolezza di sé.
Il titolo dello studio è “An Adaptive Learning AI Approach for Generating a Living and Conversing Mario Agent” e fa parte di un progetto ben più esteso volto ad acquisire sempre maggiori conoscenze relative al cervello umano.
Il modello computativo adottato dal “nuovo” Super Mario gli consente di intraprendere decisioni basate sullo svolgimento del gioco, ed all’emulazione di veri e propri sentimenti, partendo dalla curiosità per arrivare al timore dell’ambiente di cui il platform è costituito.
Il personaggio acquisirà così nuove conoscenze basandosi su valutazioni del game environment, fino a dar via a scelte e decisioni che non hanno nulla da invidiare a quelle umane.
I risultati ottenuti dall’applicazione dell’intelligenza emotivo-cognitiva su un personaggio virtuale sono quindi molto lusinghieri, ed aprono ovviamente alle potenzialità di un intero mondo in cui i nostri agglomerati di pixel preferiti sono effettivamente dotati di pensieri, reazioni e capacità di apprendimento.
Per questo motivo attendiamo naturalmente, assieme a voi, dei buoni “crossover” con i personaggi di altri popolarissimi titoli, per poter esplorare assieme con la dovuta ambizione i nuovi confini della tecnologia applicata alle scienze cognitive.
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