Un’improvvisa quanto apparentemente misteriosa interruzione del sistema di supporto a TrueCrypt, celebre software sfruttato a livello mondiale per la criptazione istantanea dei contenuti di HDD interi, sembra essere discussa in questi giorni all’interno dei più noti social network, tra cui principalmente Twitter.
Il funzionamento alla base dell’applicazione, ovvero la possibilità di creare propri spazi cifrati del tutto estranei agli occhi di terzi, sembra non essere più garantito come un tempo, per una serie di motivi.
Il primo trova radici in un forte sospetto, che ha preso luogo durante il passato 2013, riguardo la possibilità che TrueCrypt contenesse all’interno del codice sorgente una backdoor in grado di concedere ad organizzazioni di spionaggio e all’onnipresente NSA l’accesso agli elementi memorizzati nelle partizioni; dubbio poi smentito da un’analisi certosina del codice.
Tuttavia, da quanto si legge dalla pagina ufficiale di Sourceforge relativa all’applicazione, TrueCrypt “non è sicuro” e “può contenere all’interno del codice problemi di sicurezza”.
Maggio 2014, secondo gli autori del software, sarà inoltre da considerarsi come ultimo mese di supporto del software, per cui vengono consigliate alternative altrettanto valide, tra cui Bitlocker di Microsoft, in grado di eseguire le medesime operazioni di TrueCrypt, salvando i contenuti degli Hard Disk in formato VHD.
La versione attualmente scaricabile del software è quasi completamente priva delle funzionalità originarie, permettendo la sola operazione di decrittazione dei file già in nostro possesso, per favorirne la migrazione verso altre piattaforme.
Il secondo motivo che può aver portato a questa drastica conclusione è una probabile trovata di tipo pubblicitario, che tuttavia, a causa del malcontento ingenerato tra gli utenti, può essere considerata fin da ora un parziale flop, a meno che i creatori di TrueCrypt non optino per la release di un software sostitutivo eccezionale e qualitativamente superiore.
Non manca chi suppone, infine, che i proprietari del software abbiano subito minacce del tutto simili a quelle relative al caso Lavabit, il servizio mail criptato a cui venne richiesto di offrire le chiavi private SSL alle autorità USA.In quest’ultimo caso, l’allarme dei creatori si rivelerebbe un gesto di profonda giustizia verso gli utenti.
Attendiamo quindi nuovi sviluppi sulla vicenda, mentre il mondo del backup e del cloud online è scosso sempre più da notizie quotidiane in grado di sconvolgere il concetto di privacy dell’utente.
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